Congedo retribuito per cani e gatti malati: la proposta di legge che riconosce i pet come famiglia
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Il legame tra italiani e animali domestici ha raggiunto un punto di svolta di notevole importanza. La proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati per introdurre un congedo retribuito per l'assistenza di cani e gatti malati non è solo una novità legislativa: è il riconoscimento formale di una realtà che milioni di famiglie vivono ogni giorno.
I pet non sono più semplici animali da compagnia, ma membri della famiglia con diritti e necessità che meritano tutela.
Il disegno di legge, attualmente in discussione presso la Commissione Lavoro della Camera, introduce modifiche significative al Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità. Come riportato anche nell'articolo di TGCOM24, la proposta prevede un congedo retribuito fino a un massimo di due giorni lavorativi l'anno per i dipendenti, sia del settore pubblico che privato, che debbano assistere il proprio animale domestico in caso di malattia grave o per interventi chirurgici.
Il congedo potrà essere fruito in modalità frazionata (anche a ore) o continuativa, con una retribuzione pari al 100% dello stipendio, a carico dell'INPS. Per accedere al beneficio sarà necessario presentare una certificazione veterinaria che attesti la gravità della condizione dell'animale e la necessità di assistenza da parte del proprietario.
Un aspetto importante riguarda l'estensione: il congedo copre non solo i casi di malattia acuta, ma anche l'accompagnamento per terapie oncologiche, interventi chirurgici programmati o le fasi terminali della vita dell'animale: momenti in cui la presenza del proprietario è fondamentale per il benessere psicologico del pet.
La proposta stabilisce criteri precisi per l'accesso al beneficio. Il richiedente deve essere il proprietario registrato dell'animale presso l'anagrafe canina o felina, con microchip regolarmente inserito. L'animale deve convivere con il richiedente da almeno sei mesi, per evitare abusi del sistema.
La documentazione richiesta includerà:
certificato veterinario dettagliato con diagnosi e prognosi
libretto sanitario aggiornato
dichiarazione sostitutiva di atto notorio che attesti la convivenza con l'animale
il datore di lavoro dovrà essere preavvisato con almeno 24 ore di anticipo, salvo casi di emergenza documentata.
L'Italia non sarebbe il primo paese a riconoscere questo diritto. In diversi paesi europei esistono già forme di tutela simili. La Svezia permette di utilizzare i giorni di malattia personale per curare animali domestici malati. In Belgio, alcune aziende offrono volontariamente "pawternity leave"; congedi per l'adozione o la malattia di animali. Nel Regno Unito, oltre il 10% delle aziende prevede politiche pet-friendly che includono permessi retribuiti.
Negli Stati Uniti, stati come California e New York stanno discutendo legislazioni simili, mentre grandi corporation come Google, Amazon e Mars già offrono benefit legati alla cura degli animali domestici, riconoscendo l'impatto positivo sul benessere dei dipendenti.
Secondo le stime dell'ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani), la misura interesserebbe potenzialmente 15 milioni di famiglie italiane con animali domestici. Il costo stimato per lo Stato si aggirerebbe intorno ai 200 milioni di euro annui, cifra che i promotori considerano un investimento nel benessere sociale.
Gli oppositori sollevano questioni di equità rispetto a chi non possiede animali e ai possibili abusi. I sostenitori, invece, sottolineano che il benessere psicologico derivante dalla possibilità di accudire il proprio animale in momenti delicati si traduce in una maggiore serenità e produttività sul lavoro.
Secondo un’analisi pubblicata su Training Magazine, i programmi aziendali pet-friendly contribuiscono a ridurre lo stress e a migliorare l’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti, favorendo un ambiente più empatico e collaborativo. Studi internazionali confermano che la presenza o il supporto legato agli animali può diminuire i livelli di stress percepito e aumentare il coinvolgimento lavorativo.
La proposta dovrà affrontare l'iter parlamentare completo, con possibili modifiche. Il dibattito si preannuncia acceso, ma il supporto trasversale suggerisce buone possibilità di approvazione entro il 2025.
Nel frattempo, sempre più aziende stanno introducendo autonomamente politiche pet-friendly, anticipando quella che potrebbe diventare la nuova normalità del rapporto tra lavoro e vita privata. Un cambiamento culturale profondo che riconosce come la cura responsabile di un animale domestico sia un valore sociale da tutelare e supportare.
Il percorso di riconoscimento dei pet come parte integrante del nucleo familiare non si ferma al congedo retribuito. Negli ultimi anni, anche altre misure hanno contribuito a ridefinire il ruolo degli animali nella società: un esempio è l’apertura delle compagnie aeree alla presenza dei pet in cabina, di cui abbiamo parlato nel nostro articolo “Cani in aereo dal 23 settembre 2025: nuovi aggiornamenti sulla normativa”.
Entrambe le iniziative — dal diritto al congedo alla possibilità di viaggiare accanto ai propri animali — riflettono un cambiamento culturale profondo, dove la relazione affettiva con i pet viene sempre più riconosciuta anche nelle normative e nelle abitudini quotidiane.